LA FELICITA'

Spesso capita che nelle classi venga in mente di chiederci che cos’è la felicità. Per i cristiani viene subito in mente il Discorso della Montagna (Mt 5,1-12) dove viene tracciato il “programma della felicità”: le Beatitudini. Sono parole paradossali: felice chi è povero, chi piange, chi desidera giustizia, chi sopporta, chi perdona...Queste parole sono un capovolgimento radicale: o ci sbagliamo noi o si sbaglia Lui! Lui chi?

Il mondo ci propone l’opposto: beato il ricco, il potente, il sano, chi se la spassa, chi sfoga in qualsiasi modo tutte le sue pulsioni, chi predomina sugli altri, chi appare…qual è la vera Beatitudine? A questa domanda posta alle classi terze, di solito rispondono quelle del mondo, ma dentro di loro sanno che così non saranno felici, è solo piacere passeggero o profonda incapacità di amare. Se non so essere povero, è perché non so dare; se non ho un rapporto con Dio è perché mi sento io dio e ho dato il mio cuore (in schiavitù) ad altre cose; se non so piangere con chi soffre, è perché sono egoista; se non so porre un freno alle mie passioni, soffrirò la mia sregolatezza e userò gli altri per i miei comodi; se voglio avere sempre ragione e non perdono mai, sarò intrattabile e rimarrò solo…

C’è una bella storia da leggere sulla felicità: IL GIRO DEL 99

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