GIORNATE MONDIALI DELLA GIOVENTÙ A LISBONA

Dal 1 al 6 agosto 2023 si è tenuta a Lisbona la XXXVII Giornata Mondiale delle gioventù. Il tema della GMG è stato “Maria si alzò e andò in fretta”, tratto dal Vangelo di Luca 1,39. Il Papa ha sottolineato l’importanza di mettersi in cammino in un percorso di discernimento, ponendo l’attenzione sul fatto di essere sempre pronti ma mai ansiosi. Il Logo è stato realizzato da una giovane designer portoghese.

All’evento hanno partecipato circa da 180.000/310.000 giovani. L’Italia è stato il secondo Paese per numero di partecipanti. I giovani hanno riflettuto, meditato e pregato con Papa Francesco sui temi scottanti di oggi: la preghiera per la pace, l’attenzione all’ambiente. Tante testimonianze di giovani in cammino e in meditazione e tanti contenti di aver partecipato.

GMG 23_Irc per la scuola

Allora ci si chiede anche come questo si coniuga con l’odierno stato della crisi della fede e dell’istituzione cattolica. Certamente è necessario considerare il vortice culturale che investe il pensiero, la conoscenza, la convivenza, le modalità associativo-relazionali, comunicative e, in particolare, che determina la natura e la qualità del legame tra religione e individuo. Sicuramente l’agire dei singoli è determinato non tanto dalla fede-dogma di una specifica religione storica, quanto si fanno guidare nelle loro azioni da scelte soggettive, dalle sollecitazioni concrete che giungono dalla vita quotidiana e dalla realtà digitale. Tra l’altro, proprio la modalità immersiva, con la quale vengono abitate le piattaforme digitali, si riverbera su tutti i fenomeni, anche nei mondi vitali dei singoli, e suscita ulteriori problemi e interrogativi nella dimensione della fede. Infatti, ci si può chiedere: quanto la continua frequentazione dei territori virtuali e il rumore informatico entrano in contraddizione con le categorie della riflessione e con la disposizione al silenzio (atmosfera intima indispensabile per il discernimento)? Quanto il linguaggio digitale può promuovere o inibire l’atteggiamento interiore del saper riconoscere, interpretare e scegliere (Sinodo dei Vescovi 2018) che soprattutto le nuove generazioni dovrebbero fare proprio per una loro crescita identitaria e religiosa?

Papa Francesco, attento ai segni dei tempi, afferma che l’ambiente mediale è una risorsa straordinaria, però il suo utilizzo indiscriminato può creare una saturazione di dati e una superficialità al momento di impostare le questioni morali (cfr. Evangelii Gaudium, 64). Non solo, continua il Papa, nello spazio della connessione digitale «venendo meno il silenzio e l’ascolto, e trasformando tutto in battute e messaggi rapidi e impazienti, si mette in pericolo la struttura basilare di una saggia comunicazione umana» (Fratelli Tutti, 49).

In generale, comunque, le ultime ricerche sociologiche disegnano una condizione religiosa italiana declinata a ribasso e segnata da un progressivo allineamento dei modi del credere tra i sessi e tra le fasce di età, che possono essere così riassunti: una disomogeneità tra la dichiarazione di appartenenza al cattolicesimo e la pratica regolare; un continuo decremento dei livelli di interesse per la religione cattolica, con punte di sincretismo, di analfabetismo dottrinario, di indifferentismo, di agnosticismo e di “ateismo esistenziale”; senza contare il fenomeno dei nones, i quali sono soprattutto giovani che non si identificano in alcuna religione e in alcun Dio (Osservatore Romano). Aumenta anche la tendenza delle persone a credere in “un modo plurale” o, meglio ancora, in un “credere relativo”. Non a caso, la religiosità di molti, o se vogliamo la loro spiritualità, si basa su un atteggiamento pluralistico, fluido, variabile e soggettivo. In sostanza, da un lato, più che l’eclissi del sacro, si afferma un pluralismo spirituale. Dall’altro lato, si consolida una forma individualizzata della credenza e di un generale «trasferimento dalla sacralità della religione alla sacralità dell’individuo». (Osservatore Romano). 

Questa inclinazione all’individualizzazione del sé, nella dimensione della fede, sembra anche evidenziare il fatto che la secolarizzazione non è l’unica categoria interpretativa, perché la crisi della religione e dell’istituzione emerge dentro e oltre questo processo. È una crisi che si produce nella scomposizione di tale processo secolarizzante in differenti dinamiche interrelate tra loro, che vanno dall’instabilità di ogni elemento del sociale e del simbolico-valoriale all’enfasi individualistica, dal pluralismo all’incertezza del credere.

La legittimità morale attribuita alla Chiesa (pur con tutte le critiche che le rivolgono) e il gradimento verso la figura del Papa non raccontano la rottura definitiva con la memoria tradizionale, invece si cerca in modo nostalgico Dio e di un’incerta aspirazione alla fede. Del resto, a iniziare dai giovani, tutt’ora, molti si avventurano sulle vie della storia in ricerca del religioso, dello spirituale e anche di se stessi. Soprattutto, questa tensione verso orizzonti di senso trascendenti, attraverso i quali poter dare significato alla vita e poter sperare “al di là del tempo”, invita a chiedersi non “con quale cristianesimo” si possono affrontare le odierne sfide secolarizzanti, ma con quale “tipo di relazione cristiana” è possibile far ritrovare agli indifferenti, ai lontani, ai tiepidi vicini, l’atmosfera di fraternità, di “amicizia sociale”, di reciproca appartenenza, di “apertura all’amore” e alla “comunione universale” (cfr. Fratelli Tutti, 95).

Confortanti, però, sono le immagini che sono arrivate da Lisbona, giovani convertiti a uno stile cristiano della relazione da persona a persona, da esperienza a esperienza, caratterizzato dal dialogo, dall’ascolto, dall’empatia e dalla solidarietà. 

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